L’ occasione era una di quelle da non perdere e così il pubblico non si è fatto attendere, giovedì 28 ottobre, al nuovo appuntamento con la bella rassegna " Music Club # 3 ", per il concerto di Hugo Race.
Nato come membro dei Birthday Party prima e dei Bad Seeds poi - sempre con Nick Cave -, Race ha saputo crearsi una carriera solista quantomai variegata e di tutto rispetto, fatta di mille progetti e collaborazioni eccellenti pur riuscendo a mantenere una propria identità musicale ed a rimanere sostanzialmente un artista “di nicchia”.
Accompagnato dai Sacricuori ( Eric Van Loo al contrabbasso – già Miracle 3 con Steve Wynn -, il portentoso chitarrista Antonio Gramentieri, la violinista Vicky Browne e il percussionista Diego Sapignoli ), con i quali ha condiviso il progetto Fatalists, Hugo Race ha presentato il cd omonimo, di fatto abbandonando con questo live la dimensione semi-acustica dei passati incontri al Dal Verme. Un lungo intro strumentale introduce Hugo che, pur con poche parole di presentazione e di introduzione alle varie canzoni, riesce a creare una dimensione intima e rarefatta in apparente contrasto con la corposità intensa dei suoni. Con un sound che spesso ricorda quello western dei Calexico (non è un caso, forse, che Vicky Brown abbia militato in questo gruppo), Race ha eseguito quasi per intero il nuovo lavoro, nato in un periodo di malattia e convalescenza trascorso in Italia. L’ atmosfera generale dell’ album risente molto del clima “ malato” e di desolazione vissuto da Race ma ciò non risulta per nulla essere un difetto, anzi..
Scorrono così ballate intense ( la cover In The Pines, Call Her Name), adatte alle lunghe giornate autunnali che ci aspettano, e brani meno cupi ma non meno affascinanti quali Too Many Zeroes, dedicata al figlio. Fra le nuove composizioni, trova spazio uno scorcio di quanto già consegnato ai posteri e quindi via con le tirate Still Running e Before The Flood. Se però il concerto si dovesse, per assurdo, ridurre ad una sola canzone, questa non potrebbe che essere la bellissima Will You Wake Up, scritta da un amico australiano e “regalata” a Race che ha provveduto a musicarla. Ne è nata una struggente e splendida canzone sul senso di perdita e sulla morte, esaltata ancora di più dai toni bassi della voce di Hugo che a tratti arrivano a ricordare Mark Lanegan o Leonard Cohen.
In poco più di un’ ora, Hugo e il progetto Fatalists hanno ammaliato il pubblico in sala, ben disposto ad accompagnare ed a farsi accompagnare in quel lato più oscuro della musica dove regnano desolazione, polvere e la dolcezza dei ricordi.